Io, i Nu Genea e…intervista a Fabiana Martone

Un gruppo di persone, tra cui Mario Venuti, posano per una foto in uno studio.

Intervista alla cantante e compositrice Fabiana Martone, voce femminile del gruppo partenopeo amatissimo in tutto il mondo

Cantante e compositrice, Fabiana Martone, voce femminile dei Nu Genea è, senza alcun dubbio, una delle artiste più interessanti del panorama musicale partenopeo e non solo. Un personaggio unico, in grado di sprigionare “good vibration” anche a distanza, che in questa intervista esclusiva si racconta senza remore tra ricordi e nuovi progetti.

di Tommy Totaro  


Fabiana, a che età ti sei avvicinata alla musica?

Ero piccina. Avrò avuto, forse, 9 anni quando iniziai ad ascoltare e a cantare su dischi acquistati da mio padre, sui primi compact disk e su vinili anni Settanta e Ottanta. Indossavo le cuffie, mi posizionavo in un angolo di casa e mi esibivo per gli ospiti che venivano a trovarci. 

Tra le tue abilità c’è quella di spaziare tra vari generi musicali…

Sì, sono versatile, ma talvolta questa caratteristica viene percepita quasi come un problema, soprattutto, da chi deve produrti, perché non sa come “etichettarti sul mercato”. Se non sei affermato, si pretende che tu dia un’immagine chiara di te e della tua musica, oltre a mostrare coerenza e a ricevere il favore del pubblico. Per chi, invece, gode di una certa notorietà è più semplice mostrarsi in varie forme senza sentirsi dire “non si capisce di preciso cosa fai”. Quindi alla fine, a torto o a ragione, ho fatto sempre un po’ di testa mia, in collaborazione con chi crede davvero in me. Allo stesso tempo, adesso sto cercando di coniugare varie istanze e forme di espressione stilistica. Vedremo… 

I termini “progetti” e “collaborazioni” ricorrono spesso nella tua bio. Sei tra i sostenitori del detto: l’unione fa la forza?

Ho sempre ritenuto la collaborazione la forma di creatività più autentica in ambito artistico. Difficile può diventare, però, comporre insieme e riunire le varie energie. Bisogna essere tutti sulla stessa lunghezza d’onda, non imporre, ma accompagnare il flusso che scaturisce dalla somma di più personalità artistiche. È difficilissimo sia cedere che trovare persone disposte a farlo. All’inizio, ci si incontra su criteri, direzioni e intenti, ma, successivamente, si deve saper delegare. Se lo si fa tutti, c’è speranza che funzioni a lungo e che possa nascere qualcosa di buono. In caso contrario, sarà stata comunque un’esperienza, base fondamentale per poter scegliere meglio in seguito. 

Fabiana Martone (Foto Renato Anelli)

E a proposito di collaborazioni, ci racconti com’è nata quella con i Nu Genea?

Ho conosciuto Massi e Lucio (Massimo Di Lena e Lucio Aquilina ndr), diversi anni fa tramite altri musicisti, ma la nascita della nostra sinergia si deve, soprattutto, a mia sorella Angela, loro amica, che aveva già registrato cose sperimentali per il duo. Fu lei a suggerire di chiamare me, poiché ero una cantante a tempo pieno, nonostante le mie sorelle cantino entrambe ed abbiano registrato i cori negli ultimi due dischi dei Nu Genea, oltre ad aver fatto da coriste in molti live. Detto fatto. Da quel momento, iniziammo a registrare insieme cose mai uscite, ma alle quali sono molto legata. Loro raccontano di avermi ascoltata più volte al “Crossroads improring” e che fu quello a convincerli. Dal canto mio, ammisi subito di aver piacere a collaborare in ogni occasione perché era evidente che in loro due ci fosse del buono. Così registrammo “Nuova Napoli”. Il resto è venuto da sé.  

Fabiana Martone (Foto Riccardo Piccirillo)

Dove siete stati ultimamente in tour e qual è la tappa che ti ha colpita di più?

Abbiamo girato tutta l’Europa, ma a scioccarmi è stata l’esibizione al festival Down The Rabbit Hole in Olanda. Avevo i buchi nello stomaco per l’energia che si respirava. Davvero senza parole. La più divertente, invece, è stata nei paesi scandinavi. Ricorderò per sempre due svedesi, di quelli veri, biondissimi e con gli occhi azzurri, che conoscevano a memoria tutte le parole dei brani dei Nu Genea e indossavano la maglia del Napoli, mostrando un cartello con scritto “‘O fridd ‘nguoll”. Che ridere!

Fabiana Martone (Foto Riccardo Piccirillo)

Hai preso parte anche ai concerti con Jamiroquai e Bregovic?

Sì, ci siamo trovati sullo stesso palco in tutte e due le occasioni, ma l’emozione di conoscere Jay Kay e i suoi musicisti è stata enorme per un fatto di gusto mio personale. È stato bellissimo. Lui impeccabile, ma non senza cuore. 

E al Louvre com’è andata?

Vabbè… che vi devo dire? Un lusso incredibile poter cantare e suonare lì. Non ho molto da aggiungere. È stato un fatto unico. 

I Nu Genea attualmente sono amatissimi un po’ in tutto il mondo. Cosa vi rende, secondo te, così irresistibili?

Massi e Lucio sono instancabili ricercatori, cercano suoni e contaminazioni. Hanno una visione chiara: mescolano bene la voglia di produrre buona musica con la ricerca del giusto riff e della giusta frase. Sono attenti e perfezionisti, com’è giusto che sia. Poi, la band live fa paura. I musicisti sono tutti super, nessuno escluso. Il pubblico ci vuole ascoltare perché “facciamo pariare” suonando “a mostro”.

Qual è il brano della band che ami di più interpretare?

Mi piace molto cantare Marechià, anche se nel disco non l’ho cantata io. Tienaté è il mio cavallo di battaglia, poi, c’è Amore, che nasceva strumentale, e ultimamente, mi diverte da morire un pezzo mai inciso, una cover introvabile della quale non conosciamo con esattezza neanche il titolo. Tra di noi la chiamiamo “Alli alli”.

Di che altri gruppi fai parte e che generi propongono?

Ultimamente ho ristretto un po’ il campo e, oltre a suonare con i Nu Genea, ho il mio trio, con l’insostituibile socio Luigi Esposito al piano ed Emiliano Barrella alla batteria. Poi ci sono due spin project: “Brava la cantante show” ovvero un’orchestrina di 8 elementi con ballerini swing e lindy hop, e un quartetto esplosivo formato da Paolo Sessa, Fabrizio Buongiorno e Paolo Forlini col quale giriamo proponendo un sound R’n’B moderno. 

E della recente esperienza con Mario Venuti, che ci racconti?

Conoscerlo e cantare un suo brano, “Napoli-Bahia”, è stato incredibile. Divertente, realizzare il video. Lui è bravissimo. L’ho sempre ascoltato. È un rappresentante importante di quella musica italiana che mi è sempre piaciuta.  

Fabiana Martone e Mario Venuti (Foto Angelo Orefice)

È vero che hai firmato anche brani per produzioni Rai?

Sì. Ho avuto un periodo intenso di collaborazione con Lino Cannavacciuolo. Abbiamo firmato insieme alcuni brani per colonne sonore. Tra l’altro, uno di questi lo abbiamo pubblicato e s’intitola “Ask”. 

Professionalmente parlando ti ispiri a qualcuno?

Beh, certo. Ci sono sempre dei riferimenti, credo per tutti. È auspicabile sempre avere un mentore, anche non fisicamente presente. Poi c’è la voglia di fare, di vivere e di esprimermi, che fa da collante al tutto. 

Hai lavorato con tanti grandi artisti. Ce n’è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare, ma ancora non se n’è presentata l’occasione?

Certo. Bollani, Jovanotti, Jeff Ballard… Ma accetto quel che verrà.

Fabiana Martone (Foto Gennaro Cimmino)

A cosa stai lavorando in questo periodo?

A nuovi brani miei. La voglia principale è tirare fuori la mia ironia. Non l’ho mai fatto prima in modo chiaro.

Dove sarà possibile ascoltarti live prossimamente?

Sto preparando un concerto ad hoc per la piscina Mirabilis insieme alle cantanti del gruppo Kalìka, a Sergio di Leo, poli strumentista conosciuto quest’anno, e alla danzatrice Lita. E non mancherà qualche altro concerto con i Nu Genea. Per il resto, si vedrà. Work in progress. 

Abiti al Vomero. Hai dei luoghi del cuore nel quartiere?

A dire il vero, ne ho diversi: il mercatino di Antignano, via Luca Giordano verso le scale che portano ad Aniello Falcone, via Belvedere, dove abitava mia nonna, vico Acitillo, il Petraio, le strade dietro via Morghen e tanti altri posti, soprattutto quelli ancora da esplorare. 

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